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A Vallepietra (RM) per la festa della Trinità giungono in pellegrinaggio numerosi fedeli provenienti da vaste aree del Lazio e Abruzzo, diretti nel santuario montano situato a 1300 metri sui monti Simbruini. Ancora oggi il percorso, che richiede anche più di tre giorni di cammino tra andata e ritorno, è compiuto largamente a piedi. Al culto trinitario nella seconda metà dell’Ottocento si è aggiunto quello di Sant’Anna. Diverse sono le leggende di fondazione. La più nota narra che un contadino stava arando con due buoi al di sopra dello strapiombo sovrastante la grotta, quando i due animali precipitarono con l’aratro nel vuoto. L’agricoltore corse a vedere e con grande meraviglia trovò i due animali sani e salvi, inginocchiati verso l’immagine divina in atto adorazione. Gli studi storico-antropologici di Di Nola e di F. Caraffa fanno risalire al medioevo, XI – XII secolo, la fondazione del culto, forse ad opera di san Domenico di Cocullo, presente in un affresco della grotta. Anche il dipinto raffigurante l’immagine della Trinità, non canonica per la ripetizione identica delle tre figure, tanto da aver richiesto una particolare dispensa per essere lasciata al culto popolare, è databile al 1200 ed è di impostazione bizantineggiante. La domenica di prima mattina ha inizio il Pianto delle Zitelle, una sacra rappresentazione dei misteri della passione di Gesù Cristo, cantata da ragazze e donne nubili di Vallepietra. Con buona certezza il componimento, datato agli anni attorno al primo Settecento, è stato introdotto nel corso degli anni Sessanta dell’Ottocento e la sua messa in scena è stata affidata alle giovani del luogo, le stesse che da antica tradizione svolgevano durante la festa la funzione di mediatrici tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Di solito a gruppetti andavano a chiedere davanti alla effige trinitaria una grazia, per conto e dietro compeno di chi l'aveva commissionata. Era la cosiddetta richiesta di grazia per procura, diffusa in Italia fino ad un recente passato. L'inserimento delle zitelle dovette svolgere una azione moralizzatrice ed evangelizzatrice sia nei loro confronti che verso i pellegrini. All'arrivo come nel ritorno è usanza secolare gettare sassi alla base della croce, in segno di rispetto e devozione. A valle del santuario, prima di lasciare la zona sacra, i devoti raccolgono piccole pietre, simboleggianti i peccati, che gettano dal ponte nelle acque del torrente Simbrivio, in un ultimo atto di catarsi. Per saperne di più si veda nelle pubblicazioni del mio sito l'articolo

LA TRADIZIONE DELLE ZITELLE O VERGINELLE O SCAPILLATE. IPOTESI SULL’INTRODUZIONE DEL PIANTO DELLE ZITELLE NELLA FESTA DELLA TRINITÀ A VALLEPIETRA. ...continua a leggere "Viva la SS. Trinità -Vallepietra ’90"

La festa del Volto Santo di Manoppello cade la terza domenica di maggio e in questa ricorrenza giungono radunati in compagnie con i loro gonfaloni molti devoti dalle provincie di Chieti e Pescara, richiamati anche dalla potenza taumaturgica della sacra effige, come testimoniano numerosi ex voto per grazia ricevuta.
Qui si conserva una preziosa reliquia dei primi anni del Cinquecento, costituita da un piccolo velo su cui è raffigurato, secondo tradizione,il volto di Cristo. Appare come un tessuto di lino trasparente, ugualmente visibile nei due lati, ma solo da certe angolazioni luminose, per la sua diafana consistenza e per le finissime sfumature presenti nell'ordito. Un'immagine unica, ricca di fascino e di mistero.
La processione domenicale, cui segue il lunedì quella del ritorno al santuario, dal vicino convento francescano muove verso la chiesa di San Nicola di Bari, con una sosta di preghiera sul ponte dei Cappuccini, che attraversa il rivo Capocastello,per invocare coralmente la protezione dalle sciagure e la prosperità per il paese. Al termine si elargiscono due benedizioni rivolte una ad est e l'altra ad ovest, nella direzione del ruscello.
La cerimonia, pur nella sua essenziale brevità, richiama espressamente il rito delle antichissime rogazioni.
Fino ai primi anni Ottanta del secolo scorso, a cui risalgono queste immagini,durante la pausa di preghiera sul ponte i pellegrini usavano andare nell'adiacente fosso del Capocastello per compiere abluzioni con fini terapeutici e riempire bottiglie di acqua che, stante la presenza del Volto Santo,si riteneva assumesse particolari proprietà benefiche e per questo non di rado si riportava agli ammalati. In quei momenti accadeva e gli anziani del paese ancora oggi ricordano che prodigiosamente l'acqua si fermasse di scorrere,anche se solo per un attimo, in modo impercettibile.
Altri invece raccoglievano 33 sassolini tanto piccoli da stare nel pugno di una mano e li bagnavano per usarli durante l'anno contro fulmini e grandine a difesa di campi e abitazioni.

L’eremo di San Venanzio a Raiano, vicino Sulmona, sta tenacemente aggrappato a due verticali pareti rocciose situate sul fiume Aterno, in prossimità della valle Peligna. Il santo , nato e martirizzato a Camerino nelle Marche nel 253 d. C. a soli 15 anni, visse in questo angolo d’Abruzzo con il maestro Porfirio per circa due anni , dedicandosi totalmente alla penitenza e alla preghiera. La tradizione racconta che qui impresse parti del suo corpo nelle pietre del luogo, poi diventate oggetto di particolare venerazione, perché ritenute miracolose soprattutto per i mali delle ossa e delle articolazioni. ...continua a leggere "Le pietre di San Venanzio Raiano 1979-1985"

Come ogni anno, la numerosa compagnia di Vacri(CH) percorre a piedi l'ultimo tratto che conduce al santuario del volto Santo di Manoppello (PE), noto per la presenza della taumaturgica reliquia del Santo Velo. Molti altri devoti giungono dai paesi del chietino e del pescarese la terza domenica di maggio per la festa del Volto Santo. La tradizione vuole che l'immagine, impressa in questo sottilissimo velo di 24 X 17 cm., mostri il viso di Gesù. ...continua a leggere "Il Volto Santo di Manoppello 1999"

Il fiume Aniene, affluente del Tevere, nasce nel territorio di Filettino (FR), entro l Parco Regionale dei Monti Simbruini. L'alto corso è a carattere torrentizio per la pendenza del suo letto e per la contenuta portata di acqua mediamente presente nel suo tragitto iniziale. A Comunacque con l'apporto del Simbrivio si ingrossa e prende le caratteristiche di fiume, che per l'assetto idrogeologico si mantiene veloce e impetuoso. Fino a che non raggiunge il borgo di Subiaco scorre serrato tra scoscesi pendii montani, ricchi di fascino e di vegetazione. Particolarmente suggestiva è la profonda gola nel tratto che va da Trevi nel Lazio a Subiaco. Di poi ha inizio la media valle del fiume fino alle porte orientali di Tivoli. Le riprese del documentario si riferiscono al percorso Jenne - Marano Equo, compreso fra l'alta e, in parte, media valle dell'Aniene.
...continua a leggere "L’Aniene in canoa 1981"

Il presente lavoro, con altri due prossimi alla pubblicazione, non ha pretese di aggiungere novità alle attuali conoscenze che si hanno sul Volto Santo di Manoppello, unico ritratto ad essere trasparente e visibile in entrambe le facciate con eguale fisionomia ed ancora solo da certe angolazioni spaziali e luminose. Studi autorevoli di specialisti, non sempre collimanti fra loro, hanno messo in luce diversi aspetti legati alla preziosa reliquia, che tuttavia attende ancora chiarimenti certi, possibilmente esaustivi sulla sua misteriosa origine e realtà. ...continua a leggere "Il Volto Santo di Manoppello 1981-1982"

Ogni anno, soprattutto durante la festa della Trinità, migliaia di fedeli si recano nel santuario montano di Vallepietra (RM), spinti da profonde motivazioni spesso riconducibili ad un bisogno di aiuto e conforto, ma anche dal richiamo della secolare tradizione, fortemente aggregante. Ancora oggi i pellegrini percorrono a piedi strade asfaltate e impervi sentieri di montagna per trovarsi a tu per tu con la Trinità ed esprimere al suo cospetto gratitudine per uno scampato pericolo, una richiesta di guarigione o semplicemente una preghiera. Laddove tutto è possibile, si mostra e perfino si urla il proprio dolore, affinché la potenza sia compassionevole e conceda la grazia. E’ un incontro tanto atteso, carico di forti tensioni interiori , che può generare incontrollate reazioni emotive. Al culto trinitario nella seconda metà dell’Ottocento si è aggiunto quello per Sant’Anna. Diverse sono le leggende di fondazione. La più nota narra che un contadino stava arando con due buoi al di sopra dello strapiombo sovrastante la grotta, quando i due animali precipitarono con l’aratro nel vuoto. L’agricoltore corse a vedere e con grande meraviglia trovò i due animali sani e salvi, inginocchiati verso l’immagine divina in atto adorazione. Gli studi storico-antropologici di Di Nola e di F. Caraffa fanno risalire al medioevo, XI – XII secolo, la fondazione del culto, forse ad opera di san Domenico di Cocullo, presente in un affresco della grotta. Anche il dipinto raffigurante l’immagine della Trinità, non canonica per la ripetizione identica delle tre figure, tanto da aver richiesto una particolare dispensa per essere lasciata al culto popolare, è databile al 1200 ed è di impostazione bizantineggiante. Altri ipotizzano che la sua origine sia dovuta ad un’azione di monaci basiliani venuti dall’oriente o che risalga ad un’età precristiana, le cui tracce sarebbero ancora riscontrabili nell’attuale contesto religioso. Dopo il giorno di permanenza alle prime luci dell’alba, i fedeli si raggruppano attorno ai labari per far ritorno. Con lo sguardo rivolto alla Trinità indietreggiano e cantano meste parole di addio. Le voci si intrecciano, si mescolano, si dilatano, tutto lo spazio risuona dell’anima corale dei pellegrini. La domenica di prima mattina ha inizio il Pianto delle Zitelle, una sacra rappresentazione della passione di Gesù Cristo cantata da ragazze e donne nubili di Vallepietra. Con buona certezza il componimento, datato al primo Settecento, è stato qui introdotto negli anni 60 dell’Ottocento e la drammatizzazione è stata affidata alle giovani del luogo, le stesse che da antica tradizione svolgevano durante la festa la funzione di mediatrici tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Di solito a gruppetti andavano a chiedere davanti alla effige trinitaria una grazia, per conto e dietro compenso di chi l’aveva commissionata. Era la cosiddetta richiesta di grazia per procura, diffusa in italia fino ad un recente passato.  All'arrivo come nel ritorno è usanza antica gettare sassi attorno ad una croce, in segno di rispetto e adorazione. A valle del santuario, prima di lasciare la zona sacra, i devoti raccolgono piccole pietre, simboleggianti i peccati, che gettano dal ponte nelle acque del torrente Simbrivio. Per approfondimenti si veda nelle pubblicazioni del mio sito l'articolo

LA TRADIZIONE DELLE ZITELLE O VERGINELLE O SCAPILLATE. IPOTESI SULL’INTRODUZIONE DEL PIANTO DELLE ZITELLE NELLA FESTA DELLA TRINITÀ A VALLEPIETRA.

Gli abitanti di Roviano (RM)condividono con altre popolazioni del territorio una grande devozione verso Sant’Anna e nella ricorrenza del 26 luglio un folto gruppo di fedeli compie un pellegrinaggio a piedi della durata di tre giorni al santuario della Trinità di Vallepietra, dove c’è una cappella a lei intitolata. ...continua a leggere "Devoti di Sant’Anna"

Il santuario-grotta della SS. Trinità, tra Lazio e Abruzzo, è situato nel territorio di Vallepietra (RM) alla base di una vertiginosa parete rocciosa detta La Tagliata a circa 1400 metri di altezza, nella catena appenninica dei Monti Simbruini. Qui arrivano nei giorni della festa mobile della Trinità migliaia di pellegrini, molti ancora a piedi, altri con macchine e pullman, provenienti soprattutto dalle province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Aquila. ...continua a leggere "Devoti di Tufo"

A Vallepietra agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, troviamo ancora rispondenti molte pagine di Carlo Levi sullo stato delle plebi rurali nel centro sud Italia o quanto meno sul ritardo culturale ed economico in cui versavano.
Con qualsiasi tempo, ogni giorno, devono raggiungere le stalle di montagna per governare gli animali e sono già in piedi quando è ancora notte fonda. ...continua a leggere "Festa di Sant’Antonio Abate. Vallepietra 1981-1983"