Il 10 e 11 agosto da Scanno e da Pettorano sul Gizio devoti di San Gerardo Confessore compiono a piedi l’annuale pellegrinaggio diretto a Gallinaro, nel frusinate, ove è patrono. Giungono qui dopo 14 ore di cammino, per venerare il Santo, nato in Alvernia (Francia) e morto nel 1102 a Gallinaro. La diffusione del culto, anche grazie a prodigi e miracoli a lui attribuiti, si può far risalire alla fine del XIV sec. fino a raggiungere vaste aree del Lazio e dell’ Abruzzo e quelle confinanti con il Molise e la Campania. Gli abruzzesi partono che è ancora notte fonda. A fatica superano i pendii dei monti delle Mainarde e della Meta e dopo 55 km giungono a San Donato Val di Comino dove riposano un po’ . Prima di riprendere il viaggio verso Gallinaro, ormai in vista, fanno una breve visita alla chiesa di San Donato, di cui ricorre in quei giorni la festa. Senza fare altra sosta si dirigono alla fonte di Santa Felicita, in località Pietrafitta, per la pausa pranzo. Recarsi qui per bere e bagnarsi alla salutare sorgente che fuoriesce dalla cappella della Santa, qui effigiata con i sette figli, martiri sotto Antonino Pio, è parte integrante del pellegrinaggio. Diversi, specie nel passato, i rituali praticati con questa acqua, dalle finalità terapeutiche a quelle di stringere vincoli di comparanzatra tra gli stessi pellegrini. Dopo un pranzo ristoratore offerto dalla comunità di Gallinaro ci si prepara al corteo processionale, alla volta del santuario di San Gerardo. L’appuntamento è nella chiesa di San Giovani Battista, dove esce il simulacro del Santo e il reliquiario del braccio coperto di doni preziosi. Intanto nel santuario altri fedeli con impazienza aspettano l’arrivo delle scannesi, perché si diceva che il santo sollecitato dalla loro presenza si disponeva maggiormente a concedere grazie e favori. In un passato non lontano le stesse abruzzesi erano solite rivolgersi al santo con parole fin troppo confidenziali e addirittura con improperi per aver scelto Gallinaro a Scanno in cui restare. Nonostante ciò lo hanno tenuto sempre in grande venerazione e lo invocano e lo supplicano affinché aiuti tutti. Immancabile è il gruppo di Minturno, con le donne che indossano i loro eleganti costumi popolari. Fino all’ultima decade del secolo scorso si conservavano nei locali del santuario tanti ex voto, poi spariti in parte dopo una generale imbiancatura. Erano e sono doni riferiti agli interventi miracolosi di San Gerardo, espressione di una religiosità popolare antica e fiduciosa nella potenza divina, che può sanare tutti i mali , stante la sua benevolenza. Al di là dell’ atto di fede in sé una molteplicità di immagini, di storie individuali e collettive sono andate perdute . Oggetti votivi importanti , tra cui quelli anatomici, un tempo diffusamente appesi alle pareti e che ritroviamo già nel mondo greco romano, offerti in gran numero alle divinità guaritrici. Per dirla con don Ettore Degni sono “crucce, apparecchiature in gesso o in legno, indumenti di ogni genere, candidi vestiti da sposa, scarpe, fotografie, ceri, “ ecc.