L'amore per la pittura è venuto inatteso come un temporale estivo. Pensavo ad altro quando mi affacciavo ai miei 15 anni, ma alcuni incontri, primo fra tutti quello con il mio professore di disegno De Propris, che a scuola mi incoraggiava nelle mie espressioni fauve, con l'artista benedettino fra Ugo Retel e con il mio carissimo amico e pittore Ercole Gino Gelso, hanno contribuito enormemente a farmi sperimentare il piacere intimo generato dalla creatività artistica.
A queste tre figure si deve aggiungere senza dubbio quella gigantesca di William Congdon 1912-1998 , pittore americano di levatura internazionale per la sua arte eccelsa, che ho avuto la fortuna di incontrare qualche volta nel monastero di Santa Scolastica di Subiaco. Nel vicino eremo del Beato Lorenzo ha vissuto come un monaco medioevale tra la fine degli anni '70, primi anni '8o, dipingendo e meditando in preghiera. Un giorno mi trovavo con Fra Ugo nel piccolo piazzale antistante Santa Scolastica, quando apparve Congdon che saliva a piedi dall' antica mulattiera. Dopo uno scambio di convenevoli il monaco si rivolse a lui con questa domanda :" Ehi Bill, così lo chiamava, cosa puoi dire a questo giovane che sta imparando a dipingere ?" Immediatamente rispose :" deve dipingere come uccello vola " e se ne andò senza aggiugere altro. Io che mi aspettavo chissà che cosa rimasi deluso, quasi a bocca aperta e non ci detti peso. Ma il tarlo era entrato in me e non mi rassegnavo ad abbandonare quelle tre parole enigmatiche, con il loro profondo significato. Crescendo negli studi e trovandomi di volta in volta davanti alla bianca tela con gli aridi schemi di sempre, capii veramente il suo consiglio, il solo che poteva darmi, basato tutto sulla libertà espressiva e sul lasciarsi andare al di là dei confini, delle gabbie, quali esse siano. Non è facile, ma ad ogni prova , raramente appagante, risuonano dentro di me quelle vibranti parole, che custodisco come una preziosa eredità, capace a volte di farmi volare alto.
La profeessione di docente di storia dell'arte, insegnata per diversi anni nel liceo classico di Subiaco e nell'istituto d'arte di Tivoli, mi ha portato facilmente ad apprezzare qualsiasi opera artistica, ma con il passare del tempo la mia predilezione è andata sempre più verso quelle forme espressive dal carattere fortemente tormentato, viscerale, spietatamente indagatore dell'animo umano. La lista sarebbe lunga, ma non posso non citarne alcuni, ad iniziare da Michelangelo, per poi continuare con Pontormo, Caravaggio, Goya, Van Gogh, Rouault, Kokoschka, Munch, Bacon, Congdon, Soutine, la cui influenza a volte traspare in alcuni miei lavori, che spero diventeranno d'ora in poi continuativi.