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Devoti di Tufo

Il santuario-grotta della SS. Trinità, tra Lazio e Abruzzo, è situato nel territorio di Vallepietra (RM) alla base di una vertiginosa parete rocciosa detta La Tagliata a circa 1400 metri di altezza, nella catena appenninica dei Monti Simbruini. Qui arrivano nei giorni della festa mobile della Trinità migliaia di pellegrini, molti ancora a piedi, altri con macchine e pullman, provenienti soprattutto dalle province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Aquila. I fedeli sono riuniti in gruppi organizzati, ma in modo libero e indipendente, detti compagnie, che per consuetudine  sono guidati da una persona di provata capacità ed esperienza e nel vessillo trinitario trovano il loro punto di riferimento spirituale e  di aggregazione. L’effigie della Trinità ha caratteri bizantineggianti che la collocano al secolo XIII, ma il culto potrebbe essere più antico, comunque ancora da appurare storicamente, oltre le varie ipotesi formulate dagli studiosi. Il filmato ha voluto raccontare come si svolgeva il pellegrinaggio della compagnia abruzzese di Tufo (frazione di Carsoli - AQ) negli anni 1995-1996, dal momento dei preparativi della partenza alle fasi del ritorno in paese. Tra i pellegrinaggi che ancora avvengono a piedi quello di tufo conserva o forse conservava durante il tragitto momenti rituali di antica tradizione con cui venivano invocati il perdono e la misericordia di Dio. L’ espiazione dei peccati, richiesta con canti, preghiere, offerte e comportamenti penitenziali, è condizione necessaria per avanzare davanti alla effigie trinitaria suppliche di grazie e di aiuto, che fino ad un recente passato avvenivano anche in modo molto eclatante Si avverte nella grande partecipazione collettiva un forte bisogno di sentirsi rassicurati, protetti e ancorati alla presenza salvifica di Dio Uno e Trino. Caricati i muli, cavalli ed asini di masserie e di quanto può servire durante la traversata appenninica si parte, rispettando i tempi di percorrenza e le tappe prestabilite . L’incontro con altre compagnie viene salutato con grande trasporto, perché tutti si sentono di appartenere alla grande famiglia della Santissima, come qui popolarmente viene spesso chiamata la Trinità, generando a volte un certo fraintendimento teologico. Abbandonate ben presto le strade si prendono sentieri e mulattiere che si snodano di continuo lungo i Monti Simbruini. Quando la compagnia di Tufo giunge alla vista della valle del Simbrivio manca poco all’arrivo. il loro canto ora si mescola a quello di tanti gruppi che scendono o risalgono, in un crescendo sonoro che si dilata nella montagna. Per la massiccia presenza di fedeli l’attesa per entrare nella sacra grotta è davvero lunga, in buona parte impiegata a cantare a squarciagola il ritornello della nota canzoncina viva viva sempre viva con cui si innalzano le lodi alla Trinità . Ma quando si entra nello spazio sacro per eccellenza allora anima e corpo vibrano all’unisono e nel raccoglimento gli occhi smarriti dell’uomo si incrociano con quelli del mistero, fino a bagnarsi di pianto. Dopo aver assistito alla messa il gruppo di Tufo si riunisce per il canto di partenza con cui saluta la Trinità. Consumato il pranzo nel prato di Campo la Pietra, si riprende il cammino del ritorno , allo stesso modo dell’andata. Il secondo pernottamento nel rifugio Morbano è quasi silenzioso, tanta è la stanchezza accumulata. L’indomani il corteo processionale con la partecipazione di quasi tutti i residenti, fa solenne ingresso in paese, e Lo stendardo viene portato presso gli ammalati, gli anziani per dar loro conforto e aiuto. La messa e un rinfresco chiudono questo importante appuntamento annuale che coinvolge con fervore la popolazione di Tufo.