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Devoti di Sant’Anna

Gli abitanti di Roviano (RM)condividono con altre popolazioni del territorio una grande devozione verso Sant’Anna e nella ricorrenza del 26 luglio un folto gruppo di fedeli compie un pellegrinaggio a piedi della durata di tre giorni al santuario della Trinità di Vallepietra, dove c’è una cappella a lei intitolata. Il pellegrinaggio per Sant’Anna ha avuto origine con ogni probabilità nella II metà dell’800, secondo quanto riferisce lo storico Caraffa a proposito dei vallepietrani che, terminati i lavori nella campagna romana, facevano ritorno in paese il 25 luglio per la festa patronale di San Cristoforo e per recarsi l’indomani al santuario, giorno della festa di Sant’Anna, poi inserita nelle celebrazioni religiose del luogo. Dal fondo valle, 300 metri sul livello del mare, si sale per una ripida mulattiera sui Monti Simbruini, fino a raggiungere a sera quota 1200 metri. Giunti all’accampamento base nei pressi della fonte di San Bartolomeo in territorio di Camerata la compagnia si riunisce per dormire qualche ora e riprendere le forze.A notte fonda si riprende il cammino e alla luce delle torce elettriche si percorre il vasto prato di Camposecco. All’alba i pellegrini giungono alla Femmina Morta e dopo tre ore arrivano al Campo della Pietra, punto di raduno e di bivacco. Il gruppo ora al completo intona la lunga canzoncina di Sant’Anna, incentrata sulla storia di tre sorelle orfane che non potendo pagare l’affitto di casa all’insistente creditore si rivolgono in preghiera alla santa per chiedere un aiuto e così ottengono il suo intervento. Il debito viene estinto e il proprietario, ravveduto, concede loro il sostentamento e l’uso della abitazione. Giunti in prossimità del santuario i fedeli seguendo un antico rituale gettano sassi verso la croce che gli stessi rovianesi hanno posto lì in tempi recenti. E’ un gesto attivo di appartenenza, che nel passato aveva altri significati, come quello di onorare il ricordo di un defunto in qualche modo legato a quel sito. La prima visita spetta alla sacra grotta dove è effigiata la Santissima Trinità con le tre persone uguali, di iconografia bizantineggiante e risalente alla fine del XII secolo. I fedeli quando entrano nello spazio sacro per eccellenza toccano i muri come per ricevere una particolare benedizione e protezione. E’ l’incontro con la Potenza, alla sua vista ognuno dischiude il proprio animo e a lei ci si affida per affrontare e superare le difficoltà della vita. L’uscita a ritroso è in segno di devozione e rispetto e la sosta di preghiera nella piccola cappella di Sant’Anna, anch’essa ricavata nella cavità rocciosa, conclude la prima parte del pellegrinaggio. Nei nuovi locali del santuario si conservano numerosi ex voto che fino a pochi anni fa rivestivano le pareti del sacro delubro.Essi sono espressione della religiosità popolare, che vede negli atti penitenziali un modo per ricercare l’ aiuto divino al fine di ottenere una grazia. Per Grazia ricevuta si legge nei quadretti votivi a testimonianza di un eccezionale evento percepito come miracoloso, uno scampato pericolo, una guarigione straordinaria, una risoluzione di un male terribile. Tra le tante immagini del tutto in attesa appare la figura di una grande nave in rotta di collisione è l’Andrea Doria, inabissatasi nell’Atlantico nel 1956, 47 le vittime e 1659 i superstiti, uno dei quali è salito su questa montagna per un ringraziamento. La celebrazione eucaristica segna il momento prettamente liturgico del tempo festivo ed anche l'ora di riprendere il cammino di ritorno allo stesso modo dell'andata.