Già alcuni giorni prima della festa della SS. Trinità giungono a Vallepietra dal versante laziale molti pellegrini, diretti al vetusto santuario situato a 1300 metri nei Monti Simbruini. Il sacro luogo è costituito da una grotta con sorgente su cui si staglia un affresco duecentesco raffigurante la Trinità. L’annuale pellegrinaggio, compiuto diffusamente a piedi,è tra i più antichi ed imponenti del Lazio e Abruzzo e richiama un crescente numero di Giovani. Il viaggio prepara all’incontro, a quel momento speciale in cui a tu per tu ci si pone davanti alla potenza per essere confortati e per chiedere anche con atti penitenziali quelle grazie di cui si ha bisogno e che si manifestano attraverso i numerosi ex voto presenti nel santuario. I pellegrini sono soliti riunirsi in compagnie con i loro vessilli, recanti il nome del paese di appartenenza e l’immagine trinitaria , la cui iconografia in genere ricalca quella dipinta nel santuario montano. La rappresentazione bizantineggiante delle tre Persone in modo identico , teologicamente non conforme, ha richiesto nel 1927 una speciale dispensa per essere lasciata alla pietà popolare in ragione del suo antichissimo culto. I canti religiosi, ripetuti incessantemente, rivestono un ruolo molto importante per la coesione del gruppo e tra questi vi è in particolare la canzoncina in lode alla SS Trinità, coinvolgente e spesso urlata dai fedeli. Quando si arriva nel paese di Vallepietra immancabile è l’entrata nella chiesa di San Giovanni Evangelista per un atto di rispetto e di adorazione . Diverse sono le leggende di fondazione. La più nota narra che un contadino stava arando con due buoi al di sopra dello strapiombo sovrastante la grotta, quando i due animali precipitarono con l’aratro nel vuoto. L’agricoltore corse sul posto e con grande meraviglia trovò i due animali sani e salvi ,inginocchiati verso l’immagine divina in atto di adorazione. Si rammenta così quello che viene indicato come il primo grande miracolo. Gli studi storico-antropologici di Di Nola e di F.Caraffa fanno risalire al Medioevo, XI e XII secolo, la fondazione del culto, forse ad opera di San Domenico di Cocullo presente in un affresco della grotta . Al culto trinitario, nella seconda metà dell’Ottocento, si è aggiunto quello per Sant’Anna. La compagnia di Bellegra, tutta al maschile , è già a Vallepietra quando spunta il sole, pronta a salire al santuario con il grande e pesante stendardo. La compagnia di Subiaco scende dal monte Autore tra panorami di grande bellezza. La confraternita della SS. Trinità è presente con un folto gruppo, con in testa la figura del festarolo in carica , a cui spetta l’onore di portare la statuetta e di presiedere in forma solenne le cerimonie, sempre affiancato dal suo successore, che reca in mano il fiore. Durante il percorso, la statuetta passa di mano in mano a quanti ne fanno richiesta e palese è il compiacimento. Il gruppo dei sublacensi una volta ricomposto si avvia per fare l’ingresso nella sacra grotta. Tra loro si distinguono i due confratelli con gli abiti di rito e con in mano i simboli dell’ incarico ricevuto .La compagnia di Bellegra in tarda mattinata entra nel santuario e dopo una breve sosta iniziano a scendere verso Vallepietra per prendere parte alla processione serale. Modificando un’antica usanza del passato , seguita anche da altre compagnie, secondo cui il canto della partenza dal santuario era rivolto alla Madonna, nel 2005 a seguito di una precisa osservazione la compagnia di Bellegra si è regolarizzata. Il fatto, non di poco conto, è stato così documentato . Durante la discesa, a volte capita ancora di assistere lungo le rive del torrente Simbrivio al rito di comparatico, un tempo diffuso tra i pellegrini e perpetuato in questa occasione soprattutto dai giulianesi di Roma. La presenza dell’acqua, benefica e taumaturgica, che scaturisce da un santuario è cosa assai antica e in genere costituisce parte integrante degli elementi fondanti culti in luoghi ove tutt' oggi si conservano vivide testimonianze.. Mentre la compagnia di Trevi nel Lazio compie puntualmente il rituale ingresso in ginocchio , i gruppi si riuniscono attorno agli stendardi per dar luogo ad una processione simile a quella svolta nel santuario. L’introduzione del Pianto, oggi profondamente modificato rispetto agli esordi, ritengo si sia verificata nel corso degli anni '60 dell'Ottocento, in sintonia con le risultanze dello storico Caraffa e l’affidamento del canto a giovani nubili del luogo , con ogni probabilità , avvenne anche per inserire in un contesto più strettamente religioso la figura e l’operato di quelle preesistenti zitelle, che qui durante la festa esercitavano a pagamento l’antichissima pratica della richiesta di grazia per procura, diffusa in Italia ed anche in Europa. Un po’ alla volta, le compagnie lasciano mestamente il santuario per fare ritorno a casa. Alla fine di questa indelebile esperienza, ognuno si sentirà meno solo e forse più fiducioso nell' affrontare le difficoltà della vita, insieme agli altri.
Per visionare il filmato La festa della SS. Trinità a Vallepietra 1978-1982
Per visionare il filmato Viva la SS. Trinità - Vallepietra 1990
Per visionare il filmato Pellegrinaggio di Tuto alla SS. Trinità di Vallepietra 1995
Per visionare il filmato Pellegrinaggio di Roviano alla SS. Trinità di Vallepietra 2004
Bibliografia essenziale in ordine cronologico, relativa alla festa e al Pianto
- Colacicchi L. (1936) "Il Pianto delle Zitelle", estratto dalla rivista "Lares" 2 Commiato dalla VII Mostra veneziana (1939), in "Osservatore romano"
- Caraffa F. (1969), Vallepietra dalle origini alla fine del secoloXIX. Con un'appendice sul Santuario della Santissima Trinità sul monte Autore, Roma: 215-277
- Brelich A. (1976), Un culto preistorico vivente nell''Italia Meridionale. Saggio storico-religioso sul pellegrinaggio alla SS.ma Trinità sul monte Autore, in D. Carpitella ( a cura di ), Materiali per lo studio delle tradizioni popolari, Roma: 71-101
- Di Nola A. M.-Grossi Q.(1980), Vallepietra nelle fotografie di Luciano Morpurgo. Memoria di una festa, Edizioni Quasar, Roma
- Di Nola A. M. Il Manifesto, Estatica Madre senza macchia, 25-7-1986
- Di Nola A. M. (1991) Il bambino e la festa, Edizioni RAI, p. 75.
- Necci C. (1992), Il Pianto delle zitelle, in "Terra Nostra" Roma
- Cocchia N. (2000), Il Pianto delle Zitelle, ovvero i Misteri della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Un canto religioso della comunità di Vallepietra, in F. F. Bernardini (a cura di), Nessuno vada nella terra senza luna. Etnografia del pellegrinaggio al santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, Provincia di Roma - Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili , pp. 43-54
- Tacchia A. (2000), Considerazioni sulla festa e sul culto di S. Anna, in F. Fedeli Bernardini, Nessuno vada nella terra senza luna. Etnografia del pellegrinaggio al santuario della Santissima Trinità di Vallepietra, Roma: 31-34
- Di Fazio E.- Migliorini E. (2006), “La montagna risuona di canto .....“. Il paesaggio sonoro del pellegrinaggio alla Santissima Trinità del monte Autore, pp.65-75, in Fede e tradizione alla Santissima Trinità di Vallepietra.1881 2006, (a cura di) Elisabetta Simeoni.
- Caruso F.(2008), ”Evviva la Santissima Trinità”, Carsa Edizioni, Pescara
- Bonifazio G. (2019), Il Pianto delle Zitelle nella festa della Trinità a Vallepietra. La tradizione delle Zitelle o Verginelle o Scapillate. Ipotesi sull'introduzione del Pianto delle Zitelle nella festa della SS. Trinità di Vallepietra, pp. 1- in www.giuseppebonifazio.it