Il 3 maggio a Noci, in provincia di Bari, in un querceto accanto al santuario di Santa Maria della Croce, avveniva il rito della passata arborea per la cura dell’ernia infantile
Il cerimoniale magico sacrale, già praticato in età greco-romana e diffuso con varianti in area mediterranea, era rivolto ai bambini con disfunzioni nell’area genitale, affinché con l’azione rigeneratrice della pianta, recuperassero le capacità di virilità e di procreazione.
In particolare si voleva porre rimedio all’ernia scrotale, piuttosto frequente nei bambini di tenera età.
Individuato un idoneo rametto di quercia , dapprima si sfrondava e poi si tagliava a metà fino a ottenere un arco adatto al passaggio del bambino
Il procedimento richiedeva attenzione, perché l’apertura così ottenuta non doveva avere spaccature e nel caso in cui si fossero presentate bisognava abbandonare il virgulto e cercarne un altro. Inoltre per evitare che le estremità della fenditura potessero aprirsi durante la passata venivano serrate con forti legature.
Il piccolo preso in consegna da coloro che diventeranno compari per tutta la vita, veniva fatto passare per tre volte nel foro vegetale, come in una nuova nascita e la pianta assorbendo il suo male lo restituiva alla vita piena. Ma solo se il rametto tornava a germogliare la guarigione sarebbe avvenuta, se invece si seccava non si verificava alcun miglioramento e occorreva ripetere il rito l’anno venturo.
Per questo l’ultima accortezza era posta a riunire le due parti tagliate, a farle combaciare e a legarle ad arte per mandare a buon fine l’azione terapeutica. Un santino di Santa Maria della Croce messo nel ramo, poneva il piccolo sotto la sua amorevole protezione.