Bacugno è una frazione del comune di Posta, in provincia di Rieti. Gli abitanti festeggiano il 4 e 5 agosto la Madonna della Neve con una serie di celebrazioni religiose e profane, tra cui la rievocazione di antichi riti agresti, di probabile origine pagana, anche per la presenza storica del culto qui tributato alla dea sabina Vacuna. Alcuni giorni prima con le più belle spighe di grano si compone un grande covone a forma di fungo, detto manocchio, che prenderà parte alla processione il giorno 5. La vigilia della festa, di mattina presto, un gruppo di giovani sale sul monte Boragine per ripristinare con lo scavo un vecchio solco, al fine di renderlo visibile fin dalla chiesa del paese, dove idealmente deve essere allineato. L'azione rituale, senza intenti utilitaristici, doveva avere fini propiziatori per i raccolti, come del resto l'intero complesso cultuale lascia alludere. La mattina del 5 agosto un po' in disparte, si abbellisce un grande toro con un tappeto a mo' di gualdrappa, con nastri rossi e monete tra le corna, in attesa che venga la processione con il simulacro della Madonna. Appena giunge tutti si accodano per far ritorno in chiesa e sul sagrato il toro si inginocchia per tre volte verso di lei. Portato a spalla da ben 8 uomini entra il monumentale manocchio, da cui una ragazza inizia a lanciare pezzi di ciambellone, subito seguita da una schiera di ragazze che fanno piovere ciambelletti sugli astanti, pronti con le braccia alzate per afferrarne quanti più possibile. Appuntamento fisso di grande spessore culturale è quello legato alla manifestazione dei poeti a braccio che si esibiscono con i canti in ottava rima, primo fra tutti Pietro De Acutis, che ringrazio con tutta l'allegra compagnia per la colonna sonora del mio primo documentario sulla festa di Bacugno.