A Roviano (Roma) nel giorno festivo di San Giovanni Decollato, che cade il 29 agosto, si svolge la mattina una solenne processione e la sera una grande panarda, un banchetto in piazza con cibi casarecci aperto a tutti. La cena collettiva, anche nel suo svolgimento attuale, non ha nulla a che fare con le sagre oggi tanto in voga, in quanto si colloca storicamente nel solco di una secolare tradizione propria della civiltà contadina, a cui i rovianesi sono molto legati. Il paese, situato nella media valle dell'Aniene, in provincia di Roma, fino ad un passato abbastanza recente ha basato la sua economia sulle attività agropastorali, le cui risorse hanno assicurato alla comunità il fabbisogno alimentare. Si aspettava però la festa per concedersi un pasto più sostanzioso del solito e gustare le immancabili ciambelle e dolci tradizionali, soprattutto in occasione di cerimonie religiose. Nella società contadina i prodotti della terra svolgevano una funzione rilevante durante i riti e le feste nella affermazione di valori fondati sulla unione solidale e non di rado assumevano significati simbolici e propiziatori. Specie nei pranzi comunitari il gruppo ritrovava unità e importanti radici culturali. In questo contesto si inserisce la festa del patrono San Giovanni Decollato con la sua popolare panarda, destinata ai membri della confraternita del Santo e allargata alle donne solo nella fase terminale del suo svolgersi. Tale rito , attestato già nel Cinquecento, è stato più volte avversato dalle autorità religiose e civili dell'epoca per certi comportamenti dei confratelli ritenuti indecenti, finché nel 1821 è stato soppresso. Dal 1992 la panarda è stata reintrodotta, per la gioia dei paesani e dei turisti, che accorrono sempre più numerosi. Le intemperanze che si manifestavano nella panarda di San Giovanni erano abbastanza consuete nelle tradizionali mangiate collettive durante gli eventi festivi, in quanto rispondevano anche ad un bisogno di sfogo e di libertà. In proposito scrive Oretta Zanini De Vita “ Il fatto conviviale, al termine dei riti religiosi, faceva parte integrante dei medesimi e come tale era vissuto dagli adepti e da chi offriva generosamente il banchetto”. Insomma tutti i santi prima o poi finiscono in gloria. Ciascuno doveva concorrere alla buona riuscita della panarda fornendo beni in natura, la cui raccolta era demandata al festarolo di turno, ovvero il signore della festa.