La festa della Madonna degli Angeli di Canterano
Tra Storia e leggenda

Madonna degli Angeli
In piena estate, sotto il sole abbagliante della canicola, si svolge a Canterano (RM) la festa religiosa della Madonna degli Angeli, molto sentita e partecipata dagli abitanti e di grande interesse per le manifestazioni cultuali e rituali proprie della trascorsa cultura contadina, di cui un tempo non lontano costituivano parte integrante e organica. Il 1 e 2 agosto sono i giorni centrali dei festeggiamenti mariani, coincidenti con il ripopolamento del paese, che riprende a vivere in tutte le sue caratteristiche stradine e piazzette, dislocate su un costone roccioso dei Monti Ruffi. Da qui si aprono a ventaglio vasti panorami di boschi e campagne, in un susseguirsi di vallate, tra cui quella profonda dell’Aniene, e di profili montuosi all’orizzonte, che vanno dai monti Simbruini a quelli Prenestini. Le celebrazioni hanno inizio la domenica precedente il 23 luglio, quando la statua della Madonna con Bambino, inserita in un barocco baldacchino in legno dorato, detto anche macchina, viene prelevata dalla chiesa a lei intitolata, per essere trasportata solennemente nella chiesa di San Mauro, situata nella parte alta dell’abitato. Qui resta esposta alla venerazione dei fedeli fino al 13 agosto, giorno in cui fa ritorno nella sua piccola chiesa con gran concorso di gente visibilmente commossa. Nella parrocchia di Canterano attualmente sono presenti tre confraternite, che curano la devozione al culto di San Rocco, di Sant’Antonio da Padova e della Vergine Maria, nel rispetto di secolari disposizioni ecclesiastiche. La più antica tra queste è la congregazione della Madonna degli Angeli, il cui più lontano documento che ne attesta l’esistenza risale al marzo 1709 (1). Essa è disciplinata da uno statuto che ne fissa regole, finalità, doveri e privilegi, tra cui quello di “portare in processione la venerata statua della Madonna” (2). Inoltre, fra i diversi compiti da osservare, la confraternita deve promuovere la devozione mariana e “conservare e curare la manutenzione del santuario, presso l’antico cimitero, e della chiesa di S. Maria, nonché della macchina con la quale si porta processionalmente la statua della Madonna degli Angeli” (3).
La pregevole scultura lignea policroma della Madre di Dio in trono, pur ricollegandosi ad una tradizionale iconografia bizantineggiante per il frontale schema compositivo, che pone in asse verticale il gruppo Madre-Figlio, seduto sulle ginocchia, evidenzia tratti stilistici ed aspetti formali nuovi, già interpreti dello sviluppo artistico che porterà alla maturazione della civiltà umanistica. Le forme plastiche magistralmente proporzionate, la caratterizzazione dei volti in senso espressivo, l’anatomia ben tornita, la stesura di larghe superfici di colore con piani di profondità, sono tutte componenti di un linguaggio che si discosta abbastanza dalle ricorrenti icone di matrice bizantina. Spiccano per raffinatezza il volto della Madre, perfetto nel suo ovale e il volto del Bambino così paffuto e “vero”, che sembra richiamare nelle fattezze un putto rinascimentale. “ I primi documenti che ne attestano la presenza a Canterano sono del 1601", mentre "la Macchina sulla quale è posizionata la statua è del 1780, commissionata al Sig. Iaco intagliatore artigiano di Campomarzio a Roma” (4). Accanto alle testimonianze storiche, attestanti la grande devozione dei canteranesi alla Madonna, stanno narrazioni leggendarie che presentano forti analogie con altre riguardanti apparizioni mariane o episodi miracolistici, a fondamento della origine del luogo di culto. Si racconta che secoli addietro, nei pressi dell’attuale chiesa di Santa Maria degli Angeli, l’antica Santa Maria “Alle Tombe” degli inizi del XVII sec., fu di passaggio un mulo, che trasportava una statua lignea raffigurante la Madonna con il Bambino, destinata al paese di Affile. Il padrone decise di fermarsi un po’ per farlo rifocillare, ma inaspettatamente l’animale si sdraiò per terra e non volle più ripartire.Di fronte all’ennesimo tentativo di farlo rialzare, il mulo reagì colpendo più volte con lo zoccolo una pietra, su cui rimase impressa la forma del suo ferro e si mise in ginocchio (5). L’eccezionale fatto fu interpretato come desiderio della Vergine di restare a Canterano e in suo onore venne costruita in quel punto la chiesa, nel cui basamento absidale esterno è ancora visibile una piccola nicchia con dei fiori bianchi posti accanto alla presunta impronta litica del ferro di cavallo, oggetto di particolare riguardo. Una signora interpellata in merito ha detto: “È una cosa sacra e lì c’era una madonnina, che si baciava insieme alla pietra, quando si passava di lì”.

Madonna degli Angeli
con rami secchi per il falò

impressa dallo zoccolo
del mulo
Il piccolo santuario di Santa Maria degli Angeli, nella omonima località campestre, nota anche come Maonna , si trova invece a circa due chilometri dal paese. La sua edificazione avvenne nei primi anni del Seicento come chiesa rurale, ma con il tempo diventò un importante luogo religioso per gli abitanti del posto. Nel 1728 lì si svolgeva già una festa e dal 1750 muoveva dal paese una processione verso il santuario senza la statua della Madonna con Bambino e ciò almeno sino al 1780 (6). Anche per questo luogo di culto si tramanda un racconto leggendario riguardo la sua fondazione, con più di una variante. Fonti orali affermano che la Vergine qui apparve ad un pastorello e a due pastorelle, affidando ad una di loro l’ incarico di informare il sacerdote dell’accaduto, affinché costruisse una chiesetta in quella campagna, cosa che puntualmente avvenne. Un’altra testimonianza orale più articolata ricorda invece che la Vergine apparve ad una pastorella, a cui disse di costruire lì una chiesetta in suo onore. La bambina riferì, ma non fu creduta e addirittura fu derisa. Un malanno colpì la ragazza senza rimedio. I genitori allora implorarono la figlia di chiedere la grazia della guarigione alla Madonna, impegnandosi a edificare la chiesa. La pastorella si salvò e Canterano, mantenendo il voto, elesse la Vergine a sua protettrice (7). In ricordo di ciò due volte l’anno, le confraternite al completo, le autorità civili e militari e il popolo si recano in pellegrinaggio al piccolo santuario con la pesante macchina della Madonna, per rendere omaggio alla Santa Patrona, a cui sempre si rivolgono con fiducia per ogni richiesta di aiuto (8). Fra le tante elargizioni ausiliatrici concesse dalla Madonna si annovera quella, già ricordata dal Fumini, di aver liberato nel 1874 la campagna di Canterano da un’invasione di bruchi, che stavano devastando le piante di granoturco. Dopo che la sacra immagine fu portata in processione nei campi per la protezione del raccolto, i bruchi affogarono nel torrente La Cona.
Le processioni del 1 e 2 agosto
La sera del primo agosto il paese, illuminato e adornato a festa, è in gran fermento per la tradizionale processione. In chiesa affluisce molta gente per pregare la Vergine con il Bambino Gesù, presentati nella loro regalità con le corone d’oro in testa e fregiati con i doni preziosi offerti dai fedeli in segno di affetto o di riconoscenza per grazie ricevute (9). I membri delle confraternite, man mano che arrivano, indossano un camice bianco e una mozzetta, che è di colore marrone per la compagnia di San Rocco, azzurra per quella di Sant’Antonio, celeste per la confraternita della Madonna. Solo i portatori vestono una tunica bianca, stretta in vita da una fascia azzurra, dello stesso colore del manto della Vergine. Nella piazza gremita di gente la banda sta per terminare il concerto, quando i fragorosi rulli del tamburo di Marino Dionisi annunziano l’imminente uscita del corteo religioso. Agli uomini spetta l’impegno di portare i grandi “attrezzi“ sacri e per quelli più pesanti devono indossare speciali imbracature e cinghie di cuoio, dette zoatte, da mettere sulle spalle o sui fianchi, per sostenere e distribuire meglio il carico. Gli alti stendardi di stoffa su cui sono raffigurate le immagini religiose oggetto di culto, i grandi crocifissi, i mastodontici “crocioni” di latta, alti tre metri, richiedono sforzi non indifferenti per il lungo percorso in pendio da compiere, ma è ancora poca cosa se paragonati al peso della macchina di circa 8 quintali, trasportata da otto uomini affiancati da altri 16 incollatori, sempre pronti a darsi il cambio secondo le necessità. Ai ragazzi e agli anziani si affidano oggetti più leggeri, come : la basilica, una insegna lignea con campanella che annuncia il passaggio della processione, i lanternuni , le pacette , specie di palette con sacra immagine, le insegne, bandiere a forma di vela triangolare con raffigurazione religiosa, ecc.. Un personaggio caratteristico è ju mazziere, che ha il compito di far rispettare la disciplina e di mantenere unite le file, facendo ricorso anche al suo rappresentativo bastone . L’ordine processionale è prestabilito e ognuno sa già quale posto deve occupare. Spetta allo stendardino con l’effigie della Madonna degli Angeli aprire il corteo e a seguire, senza entrare in dettagli, si muove la confraternita di Sant’Antonio , poi quella di San Rocco ed infine quella della Madonna degli Angeli. Ogni confraternita reca il suo imponente stendardo, che per essere governato richiede l’abilità e la destrezza di ben sei persone, due delegate al trasporto vero e proprio e quattro al suo equilibrio con tiranti (10). Nello spazio scenico della piazza iniziano a sfilare gli “attrezzi“ , secondo un gusto coreografico della rappresentazione religiosa molto diffuso in ambito laziale, mentre il gruppo degli incollatori in chiesa sta ancora cantando l’inno sacro a Maria , conosciuto con il titolo di Cantico.

l' Ave Maris Stella prima
di uscire in processione

sosta in piazza Roma
Dopo che il sacerdote ha incensato la Maestà divina , tutti si mettono in ginocchio e intonano la prima quartina della preghiera Ave Maris Stella (11) . È un rito toccante, che si ripete prima di ripartire dopo ogni sosta. Al preciso comando di "Evviva Maria" la macchina viene sollevata tra incontenibili esternazioni di affetto, con la banda che suona il Cantico, in un crescendo emotivo esaltante. Particolarmente intenso è il momento in cui la Madonna arriva in Piazza Roma sotto una pioggia di bengala , tra ali di fedeli che le rivolgono canti e preghiere , assieme ad esaltanti invocazioni di "viva Maria". È il momento più corale della festa, in cui lo slancio sentimentale è al massimo e gli sguardi sono rivolti tutti verso la Patrona.

Madonna degli Angeli

processione della
Madonna degli Angeli
Dopo questa solenne sosta la processione prende decisamente la ripida discesa che conduce al santuario di campagna, con la banda e il sacerdote munito della sacra reliquia della Vergine davanti alla statua e dietro di essa le autorità civili e militari con i fedeli. Il tragitto di solo andata è di quasi due chilometri, da percorrere in parte al buio, in parte con l’ausilio di bengala, lumini e lampadine accese lungo il percorso . Arrivati a Colle Marco, bivio per il santuario , è consuetudine che la banda debba fermarsi e qui attendere il ritorno processionale. Un’antica prescrizione vuole così perché , come ripetono ancora gli anziani , potrebbero scatenarsi rovinosi fenomeni naturali. Si è sempre rispettata questa consegna , forse per il lontano ricordo di un pauroso evento atmosferico veramente accaduto in questa circostanza , interpretato come segno della volontà celeste a procedere raccolti di più nella preghiera . Oggi però le cose sono un po’ cambiate e alla banda è concesso di scendere con la processione serale (12). Avvicinandosi al punto di arrivo, tra le fronde degli alberi si scorgono fiamme sempre più alte di un grande falò, che si accende in questa occasione al margine dell’erboso piazzale .

rituale al santuario sito
in località Maonna

al santuario con il falò acceso
Elemento residuale di una ritualità contadina , di cui si son persi i significati e le relazioni, il fuoco sta lì a rammentare la sua antica funzione purificatrice. Era consuetudine che: “ Un tempo diversi focolai venivano accesi anche nelle casette rurali nel territorio di Subiaco oltre che in quello di Canterano “ (13) .Tutta l’area è rischiarata da una luce rossastra, con folate di calore che un po’ scompaginano i gruppi che sopraggiungono e che si devono posizionare a debita distanza. Alle ritmate note del Cantico la macchina fa il suo ingresso nello spazio sacro e viene posata su di un basamento accanto all’entrata della chiesetta , in attesa della celebrazione eucaristica. Non pochi attorniano la Vergine per stendere una mano verso il suo mantello e avvicinarle i bambini , affinché li tenga sotto la sua amorevole protezione. Intanto il grosso dei partecipanti ha raggiunto i tavoli , dov’è tradizione offrire un rinfresco con bevande e dolci cotti in casa o nel forno del paese. È un via vai di gente , rumorosa e in cerca di ristoro. Sotto le fronde ben illuminate di imponenti castagni si svolge il rito profano della consumazione alimentare, all’insegna di una grande convivialità. Un momento per nulla sbiadito delle allegre festicciole contadine, esaltanti l’abbondanza del raccolto e la pausa lavorativa. Le donne offrono acqua e bevande , panini , crostate e tipici dolcetti locali , tra cui le ciambelle al vino, i biscotti al latte, la cosiddetta ciambella della nonna, che si inforna al termine della cottura del pane , vari tipi di ciambelloni e pizze dolci.

rinfresco al santuario

con dolci e bevande

rinfresco al santuario
Vicino alla chiesetta ormai la messa volge al termine e , recuperati gli "attrezzi" , ci si prepara a tornare in paese. In questo breve lasso di tempo si ha modo di donare un oggetto prezioso alla Vergine e di starle vicino per sentire un più intimo conforto. Dopo aver incensato la Madonna e aver cantato Ave Maris Stella si riparte, con la impegnativa salita da dover affrontare. Lo sforzo si raddoppia , specialmente per gli incollatori costretti a darsi il cambio più spesso. La fresca aria notturna rende meno gravoso il cammino del ritorno e tutto si svolge con le stesse modalità dell’andata. Soltanto quando si giunge alla chiesetta di Sant’Antonio si può posare la macchina e riprendere fiato. La sosta è rinfrancante. La gente trova un posto dove riposare e si disseta alla vista degli spettacolari fuochi di artificio , che sono notoriamente rinomati per bellezza e durata . Il rientro in chiesa ora è prossimo e a parte un’altra breve sosta nella piazza , ancora affollata , tutto si conclude poco dopo la mezzanotte, poi si va subito a riposare. L’indomani si deve affrontare lo stesso percorso , sotto uno sferzante solleone.

indossano le zoatte
per portare gli stendardi
Il 2 mattina il paese si risveglia con una certa fatica e in giro si vedono poche persone. Solo verso le ore dieci, in prossimità della partenza , compaiono i confratelli con camice bianco e mantella sotto il braccio. Fuori la chiesa la lunga fila di “attrezzi“ è già appoggiata ai muri e a poco a poco giungono donne di diversa età , recanti in braccio grossi ceri tenuti su lunghe tavole rivestite di carta. Con il passare dei minuti il brusio aumenta d’intensità, a cui si aggiunge l’immancabile rullo di tamburo. I membri delle confraternite hanno finito di vestirsi e si apprestano a scendere con il repertorio di oggetti sacri , mentre il gruppo delle donne con i ceri , alcune a piedi scalzi, si dispone per mettersi davanti alla Maestà in trono.
Come di consueto le note del Cantico annunziano l’uscita della macchina dalla chiesa e si attende da un momento all’altro che l’aereo baldacchino dorato si stagli contro il blu del cielo. Intanto due file di donne con i ceri accesi scendono la gradinata della scenografica piazza e danno vita ad un corteo molto suggestivo e raro a vedersi. Alcune compiono ogni anno questa devozione , chi per un voto o per tradizione familiare o semplicemente per un atto di affetto e di offerta penitenziale.
Sfilate anche le confraternite , al suono cadenzato della banda il simulacro della Madonna fa ingresso nella piazza e di nuovo lo slancio emozionale è intenso , come fosse la prima volta . Alla chiara luce del mattino i colori della processione brillano nella verdeggiante vegetazione, creando un impasto cromatico di grande fascino, lo stesso riscontrabile in tante pitture di artisti romantici che qui vennero, attratti dalla bellezza dei luoghi e delle tradizioni. Il cammino, con l’alternarsi di preghiere , canti , rulli di tamburo e suoni della banda , che ora non scende al santuario , non richiede particolare sforzo fisico e comunque il rinfresco con bevande e dolci vari nello spiazzo di arrivo ritempra presto le forze di tutti. Di giorno la permanenza alla chiesetta-santuario assume caratteri ancor più vicini alle festose cerimonie agricole celebrate al tempo della messe e di nuovo ritualità sacre e profane si intrecciano in un’inscindibile manifestazione rituale.
È questa anche un’occasione per rinvigorire rapporti sociali davanti ad un bicchiere ristoratore o per rinnovare scambi di ricordi e di affetti . Nella condivisione di un buon rinfresco si rafforzano sentimenti di appartenenza ad una comunità e ad un territorio con tutti i suoi valori e problemi. I ragazzi sono più interessati a scherzare tra loro o a rincorrersi a vicenda, a differenza degli adulti che confabulano con dissetanti bibite in mano. Al termine della funzione religiosa , dopo il compimento dei soliti riti , si riparte sotto un sole cocente e con temperature che spesso infuocano l’aria e il suolo.
La salita ora è davvero ardua e i cambi dei portatori si fanno più ravvicinati , mentre il sudore scende a rivoli sui visi, che esprimono tutto lo sforzo per il peso. Il respiro si fa sempre più affannato sotto il cigolio delle aste di legno e si procede a fatica. I piedi scalzi delle donne non trovano pace e anche i ceri cominciano davvero a pesare sulle braccia. Ogni passo è una conquista e un avvicinamento alla prossima sosta. Il gruppo degli incollatori sa come muoversi per esperienza e ricorrendo a tutte le capacità riesce a superare anche difficili momenti. Ci vuole un forte spirito di corpo e una forte accettazione della testimonianza di fede per mantenere viva tale tradizione , che non ha eguali nella Valle dell’Aniene e non solo. La banda a Colle Marco riprende il suo posto nella processione e subito si muove con il suo accompagnamento musicale, che si diffonde tra querce e alberi di ulivo. Intanto il fronte del corteo arriva ansimante nel punto denominato per antonomasia Gliu Rifrisco . Di colpo le file si dividono , velocemente si depongono gli “attrezzi” e tutti vanno a dissetarsi , cercando l’ ombra per un po’ di refrigerio .
Di lì a poco , ondeggiando nell’aria tremula per la calura , giunge la macchina dorata , che sembra doversi incendiare da un momento all’altro sotto i raggi roventi del sole. Da una piccola capanna di frasche appositamente costruita escono ceste di vimini piene di fragranti ciambelle, che il sacerdote benedice con la reliquia e ha inizio la loro distribuzione con bottiglie di vino e acqua. Dopo abbondanti bevute ci si siede nei lembi ombrosi per recuperare le forze e scambiare quattro chiacchiere. Davanti alla Madonna adagiata a lato della strada roteano canestre con ciambelle e bicchieri di vino, in un’atmosfera di grande cordialità . La Madre Celeste è lì in mezzo a loro, disposta ad accettare ogni gesto confidenziale . Si ha l’impressione di vivere in un altro tempo e in un altro spazio, nel bel mezzo di un’antica festa , davanti ad una novella Cerere. Qui, a differenza delle altre consumazioni , il rinfresco ha per così dire una motivazione particolarmente devozionale, in quanto la distribuzione delle ciambelle in onore della Madonna degli Angeli è privilegio dei componenti dei vari rami della famiglia Mariani , che annovera nella sua discendenza una delle due pastorelle a cui apparve la Madonna. Nel ricordo di questo eccezionale evento, l’illustre famiglia festeggia il passaggio processionale della Maestà con l’offerta di dolci. Dopo l’Ave Maris Stella a fatica si riprende il cammino e già una tremenda salita attende gli incollatori , che devono affrontare con tutte le loro forze.
La tensione muscolare è al massimo e le bocche si distorcono negli ultimi interminabili metri , prima del cambio e della nuova sosta, ormai vicina . Davanti alla chiesetta di Sant’Antonio la processione si ferma per l’ultima volta e durante lo sparo dei fuochi artificiali è possibile bere e riprendere fiato. Sono le ore centrali del giorno e il caldo è soffocante, non bastano le rare zone d’ombra a riparare tutti , nemmeno coloro che si rifugiano sotto gli alberi della campagna a bordo strada. Ben presto si fa ritorno in paese madidi di sudore e spossati. I bandisti suonano ancora , stancamente , e i grossi ceri si sono deformati , quasi liquefatti. In piazza Roma è rimasta molta gente ad accompagnare con appassionato trasporto il rientro di Maria. Gli evviva si moltiplicano e l’interno della chiesa quasi non riesce a contenere il canto corale dei fedeli. Chi non l’ha compiuto prima , ora sente di fare il proprio dono. Con un arrivederci nel cuore si sfiora la mano sul suo manto e le si protendono ancora i bambini per affidarli a Lei. La grande festa è finita , ma tutte le forti emozioni vissute continuano a pulsare nell’anima dei canteranesi , che rinnoveranno l’anno venturo questa straordinaria manifestazione di fede.
Analisi antropologica della festa con i suoi significati
I significati riferiti alla festa di Canterano nel suo complesso vanno ricercati senza dubbio nei rituali della passata civiltà contadina , a conclusione del ciclo agricolo legato alla raccolta del grano , coincidente con i giorni della celebrazione mariana . Nelle manifestazioni religiose che seguivano questa vitale fase annuale erano centrali i riti di ringraziamento per l’avvenuto raccolto anche con l’offerta di doni alla Potenza divina , affinché non smettesse mai di proteggere la comunità con tutti i suoi beni. Era il tempo dell’abbondanza e del meritato riposo , da vivere coralmente e in allegria. Nella cultura agro-pastorale la sfera religiosa non era nettamente separata da quella ricreativa e gioiosa , per cui le cerimonie sacre e quelle profane , funzionali a rafforzare la coesione sociale e l’identità collettiva , finivano per intrecciarsi e confondersi , come è dato ancora osservare nella processione di Canterano . Inoltre il mondo magico-religioso delle classi popolari , con i suoi simboli , le sue pratiche cultuali volte a ottenere protezione , salute , prosperità , connotava profondamente le fasi salienti della vita lavorativa ed economica della comunità. Le ripetute pause alimentari nel rituale canteranese non solo danno modo ai partecipanti di ritemprarsi, ma nell' interruzione generale della compostezza del corteo religioso consentono di avere un diverso e più diretto contatto con la Madre di Dio che, a portata di mano, può essere ora facilmente toccata, accarezzata. La sua effigie non si vede dal basso in alto nella solennità della pubblica cerimonia , ma sta in mezzo alla gente che le gira intorno . Ognuno può salire sopra il baldacchino per appendere un dono prezioso con le proprie mani oppure per rivedere l’oggetto regalato anni prima. Nella campagna assolata , tra il vociare degli astanti e il frinire delle cicale , canestre di fragranti dolcetti viaggiano sopra le teste dei fedeli. Sotto l’ombra di grandi alberi si mangia, si beve , si parla , si riposa. L’autorità ecclesiastica non sempre ha accettato questi rumorosi rinfreschi , tanto da averli quasi ovunque soppressi, allo stesso modo delle panarde collettive che vedevano riuniti i confratelli di un ordine religioso banchettare a fine festa con lauti pasti, come accadeva a Roviano , in provincia di Roma. Qui la Confraternita di San Giovanni Battista Decollato organizzava a conclusione della festa popolare di fine agosto una grande tavolata per soli uomini , in cui si gozzovigliava senza molti freni , e per ciò fu vietata per sempre nel 1821(14). Pur considerando le soste funzionali e necessarie per alleviare le fatiche per il trasporto della pesante macchina, molto probabilmente in passato esse dovevano rientrare in una più ampia modalità di ringraziamento al termine dei lavori agricoli estivi, che si esternava nella consumazione comunitaria all’interno dell’evento religioso . Una tradizione contadina alquanto diffusa nelle cerimonie di mezza estate (15) . Al riguardo può essere importante ricordare che lo stesso rito era praticato ad Agosta (RM) in occasione della festa della Madonna del Passo , la cui chiesetta è molto vicina al paese.

Così scrive Brigitte Jandl “ Un tempo si usava , una volta arrivati alla chiesetta della Madonna del Passo , mettere l’effigie su di un cavalletto nel prato antistante e , allo sparo dei mortaretti , dare inizio al “rinfresco”, vale a dire al mangiare e al bere : la cosa tuttavia non fu ritenuta conveniente e pertanto la tradizione fu abolita (16). Lo stesso dicasi per la processione di San Giorgio ad agosto nel paese di Pereto (AQ), poco distante dalla valle dell’Aniene. Era tradizione durante il percorso religioso fare diverse soste con abbondanti libagioni e consumazioni di dolci così esagerate che furono abolite per decenza verso la fine degli anni Sessanta del secolo scorso . Un tempo l’offerta avveniva quasi esclusivamente con i prodotti della terra, come ancora si verifica in alcune zone dell’ Italia centro-meridionale. Oggi alla Madonna di Canterano si elargiscono donativi costituiti da oggetti preziosi in oro e argento, ex voto con cuori , collane di corallo , che nei giorni centrali della festa adornano la Maestà col Bambino. Altri importanti elementi presenti in questo contesto cultuale sono : il tamburino , le canestre con le ciambelle , il grande falò , il folto gruppo di donne con i ceri votivi . Il tamburino , ormai raro a vedersi nelle odierne feste popolari , per l’intero tragitto rulla davanti alla Madonna tra un canto e un brano musicale con il compito di annunciare il passaggio della processione. La sua figura oggi può rappresentare solo una nota di colore , una tradizione come si dice , mentre in tempi passati molto probabilmente svolgeva un’importante azione protettiva nei confronti della società . Scrive Di Giannantonio : “Gli antichi accompagnavano i rituali di purificazione con suoni di tamburi e altri strumenti a percussione per allontanare gli spiriti maligni e le calamità dai semi, dalle messi e dal raccolto” (17). Un altro elemento che ritroviamo a Canterano , usato in tanti cerimoniali sacri con finalità volte alla rigenerazione, è il canestro per la sua valenza simbolica. “Da tempi antichissimi , il canestro fu il contenitore degli arnesi sacri ; esso veniva portato in testa da una donna che precedeva cortei e processioni....Il canestro è il simbolico del femminile in quanto la sua forma suggerisce il nido , il grembo materno...” da cui ora fuoriescono ambrate ciambelle votive e propiziatrici , in quanto pure benedette con una reliquia della Madonna (18) . La stessa piccola capanna è simbolica e molto probabilmente allude alla sede degli affetti domestici , che l’augurale rito dei dolci deve ricolmare di abbondanza e fecondità. Certamente con intenti purificatori si è perpetuata la tradizione secolare di accendere un grande fuoco all’ arrivo del pellegrinaggio notturno nel santuario . Un falò rituale e svincolato da ogni intento utilitaristico, tanto lontano nel tempo che si è persa la memoria del suo significato. Secondo l’interpretazione generale più condivisa i roghi cerimoniali assolvevano alla funzione di mondare la natura da tutte quelle influenze negative , che potevano compromettere il lavoro agricolo e la vita dell’uomo . Dopo la raccolta estiva bisognava predisporre di nuovo il terreno per ricevere le sementi , non solo materialmente , ma anche magicamente . Mentre prima tutto ciò costituiva un tessuto culturale organico all’interno della società agricola, ora di quel mondo restano solo residuali frammenti, non sempre ben compresi . Agli uomini della Confraternita con a capo il Priore , attualmente in carica Luca Dionisi , spetta la gestione dell’intera festa , tuttavia la componente femminile è tanto attiva per la buona riuscita della ricorrenza religiosa . Molto sentita è la partecipazione delle donne con o senza ceri , espressa con atti devozionali e perfino penitenziali in omaggio alla Madonna degli Angeli . Siamo di fronte a comportamenti rituali antichissimi , che appartenevano già ai culti remoti della Potnia dea madre , la mediterranea Signora , apportatrice di fertilità e nume tutelare delle avversità naturali , effigiata con le fiaccole accese fra le mani . Or dunque protostoriche forme cerimoniali, celebrative, rigenerative e purificatrici riplasmate , stanno alla base storica dell’attuale rito religioso di questo accogliente paese , che affonda le sue lontane radici nella cultura agro-pastorale appenninica .
NOTE
1- Non si vuole qui ripercorrere le vicende , alquanto intricate , delle realtà religiose presenti a Canterano dal Cinquecento ad oggi , per cui si riportano solo essenziali riferimenti utili all'inquadramento storico dei fatti trattati, desunti dall'accurato lavoro di Alfredo Fumini , Valeria Stroppaghetti , Alessandro Papini , Canterano un'opera da scoprire , UniversItalia , Roma 2009 , a cui si rimanda per approfondimenti. Le notizie documentali più antiche , riguardanti la sacra immagine , risalgono al 1609, a parte alcune del 1601 da appurare. La statua , nota ai nostri giorni come Maria SS. degli Angeli , compariva sotto altro nome nella chiesa di Santa Maria in contrada La Villa , detta anche “alle Tombe”, eretta proprio tra il 1609 e il 1614. Qui fu custodita fino al 1750 con il semplice titolo di Maria Santissima, poi ebbe quello di Madonna delle Grazie sino al 1911 e da questo anno ad oggi ha assunto l'appellativo di Maria SS. degli Angeli . Nel 1921 fu incoronata protettrice di Canterano .
2- Maria SS. degli Angeli - Statuto della confraternita , Canterano 2 agosto 1990.
3- Ibidem , Canterano 2 agosto 1990.
4- Alfredo Fumini , Valeria Stroppaghetti , Alessandro Papini, op. cit. p.211.
“Solo a questa Confraternita è concesso il trasporto della statua , il quale va per lascito. Ogni stanga della macchina processionaria è appartenente ad una famiglia , la quale concede in eredità al proprio figlio o nipote il suo trasporto”.
Sulla statua lignea policroma, di squisita fattura, non sembrano esserci studi storico-artistici o schede scientifiche al riguardo, in grado di far luce sui tanti aspetti ad essa relativi e circa e circa la sua datazione il Fumini la fa risalire al XIII sec., senza però fornire specificazioni in merito. Secondo quanto è dato vedere nei momenti processionali, i caratteri salienti dell'opera d'arte di Canterano fanno propendere per un'età a cavallo dei secoli XIII-XIV. In attesa di riscontri attraverso approfonditi studi pluridisciplinari, le seguenti brevi note restano circoscritte entro una sintetica trattazione divulgativa, volta più che altro a far conoscere questa armoniosa scultura. Anzitutto si rileva che nel simulacro della Madonna degli Angeli si fondono matrici culturali e figurative diverse tra loro, una derivante dalla tradizione bizantina, l’altra da una nuova sensibilità storica indirizzata verso una crescente umanizzazione della raffigurazione artistica. Nella individuazione di riferimenti iconografici, utili per la sua collocazione spazio-temporale, si possono avanzare alcuni confronti con opere analoghe e territorialmente vicine, quali la famosa Madonna di Acuto e quella del Soccorso di Subiaco. I tre gruppi lignei si presentano con spiccate caratteristiche proprie, ma al contempo mostrano di avere diversi elementi formali in comune, molto probabilmente tratti da diffusi esemplari di tradizione bizantina.
In particolare la Madonna canteranese con la Madonna sublacense( XII-XIII sec.) condivide la frontalità della composizione con il Bambino seduto sulle ginocchia e con quella di Acuto( XII-XIII sec.) il mantello azzurro e il rosso della tunica bordata in oro, che avvolge le gambe con le stesse schematiche pieghe, appena incise nella superficie, nonché il grande spillone-fermaglio per reggere le vesti. In tutte e tre le opere, secondo una vetusta iconografia bizantina, dietro i piedi del Bambino compare la stessa piega di panneggio e il Cristo, mediante simbolici attributi, è presentato come il Re della Terra o dell’Universo, con un vestito che ricorda un’antica toga. In quella di Subiaco il Bambino benedicente aveva nella sinistra un pomo, oggi disperso, invece in quella di Acuto Gesù reca la corona in testa e nella mano sinistra il libro dei vangeli, mentre con l’altra benedice. Nella scultura di Canterano si riassumono tutti questi elementi, a suggellare profondamente il rapporto umano e teologico che unisce Madre e Figlio, in Terra come in Cielo. La Madonna degli Angeli, mentre con la mano sinistra sta teneramente stringendo a sé il Figlio benedicente, con la destra esibisce una sfera d’oro simboleggiante il potere del Redentore sul creato, la cui legge è scritta nel libro rosso dei Vangeli, su cui è incisa una croce greca. Il gruppo ligneo, inserito in uno schema piramidale, evidenzia una simmetrica composizione elegante e ben proporzionata, che la lieve inclinazione del capo della Vergine verso il suo lato sinistro e la raffinatezza delle forme policrome rendono ancor più di grande valore artistico. Altro motivo di pregio risiede nelle aggraziate soluzioni plastiche con cui sono modellati i corpi delle due figure divine, che con i loro volti di umana familiarità trasmettono immediata affezione nell'animo dei fedeli.
Anche l’ abbigliamento, pur nel solco della tradizione, si discosta dai voluminosi vestimenti tardo medioevali, a cominciare dal pesante manto pieghettato che in genere avvolgeva la testa della Madonna, ora sostituito da un leggero velo bianco e da una graziosa tunica rossa. Gli abiti si distendono con vivaci stesure cromatiche sui corpi, attribuendo loro una reale volumetrica eleganza. Sui colli abbondantemente scoperti e ben torniti scendono due ciocche ondulate di capelli divisi al centro della nuca, tali da incorniciare con naturalezza i fini lineamenti dei volti. Infine nello sguardo un po’ pensieroso della Madonna sembra velatamente adombrarsi la figura della Mater Dolorosa, forse prefigurando la passione di suo Figlio, che con gesto materno trattiene a sé con la sinistra. Una lezione figurativa moderna e affascinante, che sarà ripresa e sviluppata nei secoli successivi.
5- Nell’evento leggendario di Canterano si ravvisano evidenti somiglianze con quanto si tramanda ad Alatri a proposito di S. Sisto I Papa. " I conti di Alife di Benevento chiesero al papa una santa reliquia per preservare il loro popolo dalla peste e dalla carestia, Papa Innocenzo II concesse al conte le spoglie di S. Sisto I Papa e martire, (anno 1132). Si racconta che, durante il viaggio alla volta di Alife, (non Affile) la mula che trasportava l’urna, giunta nei pressi della città di Alatri, non volle andare oltre. Il popolo di questa cittadina accolse le sante spoglie e le depose sull’ Acropoli". Nello Rinaldi, Alatri curiosando per la città, 2010. Sono diffusi i racconti secondo cui la divinità esprime la preferenza di risiedere in un posto piuttosto che in un altro, con la manifestazione di eventi straordinari o prodigiosi.
6 -Alfredo Fumini … op. cit.p.145
7- Confrontando leggende, fatti, episodi legati al culto mariano esistente nei vicini paesi di Agosta e di Canterano, si riscontrano analogie tra le due tradizionali feste, che lasciano supporre un possibile contagio.
Entrambi i borghi osservano l'uscita serale della processione verso la chiesetta-santuario di campagna, quale era in passato quella di Agosta, e la sua replica diurna il giorno successivo. Una leggenda vuole che anche qui un prodigio divino fosse alla base della presenza in questo paese della statua della Madonna con Bambino, nota oggi con il titolo di Madonna del Passo. Si racconta che alcuni venditori di statue religiose, giunti fin qui, proposero al parroco di comprarne una, ma ciò non fu possibile per mancanza di soldi e seguitarono il loro cammino. Ad un tratto si scatenò un violento temporale che li costrinse a tornare indietro e subito riprese a splendere il sole. Tentarono una seconda e terza volta di lasciare il luogo, ma senza successo per le avverse condizioni atmosferiche, così capirono che la Vergine nelle sembianze di quella statua voleva restare lì e la consegnarono al sacerdote. Inoltre similare è il mito di fondazione, secondo cui la Vergine nel 1616 circa avrebbe operato un miracolo nei confronti di una giovane indemoniata che non riusciva più a camminare, restituendole l’uso delle gambe non appena fu portata davanti alla sua immagine.
Anche il dipinto della Madonna degli Angeli di Canterano, situato dentro il santuario, ha dato prova di potenza, frantumando qualsiasi vetro posto a sua protezione, finché è rimasto come lo vediamo oggi. In entrambi i casi vi è uno sdoppiamento di racconti tra quelli di fondazione del culto e quelli riferiti alla presenza della statua. E che dire del fatto che fino a non molto tempo fa il santuario campestre di Agosta era intitolato alla Madonna degli Angeli? Ma i confronti, come vedremo, non terminano qui.

8 – Alfredo Fumini… op. cit. p. 237. Negli anni compresi fra il 1750 e il 1911 la statua, oggi Maria SS. degli Angeli, aveva il titolo di Madonna delle Grazie e in suo onore avvenivano le processioni del 1 e 2 agosto fino al santuario della Maonna, ma senza alcuna statua. Il piccolo santuario campestre doveva conservare ex voto, poi andati dispersi o in rovina, come risultava ancora nel sopralluogo del 1979, quando appeso ad una parete stava una tavoletta di legno dipinta, raffigurante un uomo disteso in aperta campagna con le mani e il viso insanguinati, di certo invocante la Madonna per la propria salvezza. Sicuramente la testimonianza di una grazia ricevuta.
9- Solo nella ricorrenza del 1 e 2 agosto sul capo di Maria e Gesù si pongono le corone auree, per il resto dell’anno si sostituiscono con quelle bagnate in argento.
10 - Nello stendardo di San Rocco del 1905 compare sul retro la figura di San Mauro, compatrono del paese. In quello di Sant’Antonio del 1908 è rappresentato nell'altro lato l’episodio di San Mauro che salva San Placido dalle acque dell’Aniene. Nello stendardo della Madonna del 1815 la sua immagine è effigiata in entrambi i lati, tra angeli e santi.
Il Cantico, scritto da Antonio Pasquali, è stato musicato da Luigi Vergelli.
11- « La preghiera Ave Maris Stella risale almeno al IX secolo e si compone di sette quartine non rimate. Il cantico chiede a Maria di dare la luce ai ciechi, di scacciare i nostri mali, di donarci la pace, di donarci un’esistenza innocente, di renderci miti e casti e di accogliere le nostre preghiere». Da Wikipedia.it.
12- Questa tradizione sta avendo dei cambiamenti. Negli ultimi due o tre pellegrinaggi serali è stato permesso alla banda di accompagnare la Madonna fino al santuario, mentre permane il divieto diurno.
13- Alfredo Fumini… op. cit. p.144.
14 - A. Tacchia,Il passato e il presente, vol. I, Bagni di Tivoli 1996, p.84
15 – Sulle soste alimentari al santuario campestre ancora non abbiamo notizie certe per il passato, perché nei documenti scritti non vi è traccia di esse. Fonti orali ci dicono che prima il rinfresco era destinato ai soli incollatori e in seguito è stato allargato a tutti. Chi in questi ultimi decenni ha provveduto a mantenere il rinfresco è stato il priore della Confraternita della Madonna degli Angeli, a spese proprie.
16- Brigitte Jandl, Almanacco Laziale, Sugarco edizioni, Milano 1985, p.15.La festa religiosa di Agosta si svolge il 7 e l' 8 settembre con due processioni, quella notturna della vigilia e quella diurna della ricorrenza festiva, sulla falsariga di quelle di Canterano. Il culto mariano, diffuso nella valle dell’Aniene e dintorni, con le sue tradizioni popolari e i suoi siti religiosi, ha sempre trovato ulteriori motivi di radicamento nel territorio e così anche attraverso le narrazioni riguardanti le apparizioni, gli eventi prodigiosi, i miracoli. I luoghi della teofania sono di per sé rassicuranti, perché dove si abita si è manifestata la Potenza, verso cui si può ricorrere in caso di bisogno con preghiere e atti di contrizione. Tanto per fare qualche esempio, si pensi alla Madonna del Giglio di Affile e di Anticoli Corrado, alla Madonna della Quercia di Marano Equo, alla Madonna di Guadalupe di Arsoli, alla Madonna del Divino Amore di Rocca Canterano, alla Madonna della Visitazione e della Portella di Cervara di Roma, alla Madonna dei Fiorentini di Riofreddo, ecc. e alle tante “Inchinate” che celebrano l’Assunzione di Maria Vergine.
17- Paola Di Giannantonio , Terra Tradita , Campobasso 2009, p.139.
J.G.Frazer, Il ramo d’oro, Universale scientifica Boringhieri, Torino 1978, vol. I, p.103.
Presso alcuni popoli europei il tamburino aveva pure la funzione di provocare la pioggia secondo il principio della magia imitativa, per cui producendo con il tamburo un suono grave , che simula il rumore del tuono , si poteva influire sul tempo meteorologico e far piovere.
18- Paola Di Giannantonio, op.cit. p.53.