La mostra, attraverso la forza evocativa delle immagini prese dal vero, introduce l'osservatore all'interno di botteghe e luoghi di lavoro di artisti e artigiani, colti nel loro ambiente durante lo svolgimento delle attività quotidiane. Sono rappresentati per lo più mastri e mastre ancora attivi di recente in un contesto di economia agropastorale, da cui traevano sufficienti guadagni e sostentamento, per poi declinare con il tramonto della stessa civiltà contadina. Senza un ricambio generazionale con loro è scomparso un mondo di saperi e personali segreti, acquisiti in decenni di apprendistato ed esperienza e poco o nulla abbiamo fatto per salvaguardare valori ed eredità culturale di questa operosa umanità. Quando una bottega artigiana chiude, non soltanto si perde un patrimonio di tecniche e di conoscenze, ma viene a mancare anche un tessuto di relazioni umane. A poco a poco si spegne una via, un quartiere, un paese. La strada pubblica costituiva spesso il naturale prolungamento in cui espletare il proprio lavoro e in questo spazio dinamico si coltivavano giornalmente allargati rapporti economici e di amicizia. Per tanto tempo abbiamo trascurato, specie nella formazione professionale dei giovani, di trasmettere l’importanza del saper fare e dell’ uso sapiente delle mani che modellano, costruiscono, creano, laddove il confine tra mondo artigianale e artistico è veramente sottile e le competenze si intrecciano fino a fondersi. In questi ultimi anni qualcosa si sta muovendo e ciò lascia ben sperare, pur in un cammino lungo e difficile. Le immagini illustrano lavori tradizionali degli artigiani di Subiaco e del territorio circostante, con alcune finestre aperte su altre realtà del meridione d’Italia. La documentazione fotografica, costituita da 60 scatti a colori e bianco-nero, abbraccia un arco temporale che va dalla metà degli anni ’70 ai nostri giorni.
Vedi galleria fotografica in Album Fotografici,
sezione Patrimonio fotografico