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A Castelvecchio Subequo (AQ) il 4 e 5 febbraio si festeggia Sant'Agata, in ricordo del suo martirio durante il quale ebbe recise le sue mammelle, motivo per cui è diventata la protettrice delle puerpere. A lei sono dedicate una chiesa e una fonte nel luogo ove sorgeva un tempio di Ercole Vincitore. ...continua a leggere "Sant’Agata di Castelvecchio Subequo"

I Vattienti di Nocera Terinese

Nocera Terinese (CZ) conserva antiche tradizioni religiose così radicate, che ancora oggi, nonostante i mutamenti epocali della storia, connotano profondamente l'identità culturale del centro calabrese. Particolare importanza nel ciclo festivo annuale rivestono i riti della Settimana Santa, per l' intensa partecipazione popolare alle cerimonie, all'interno delle quali si inserisce il gruppo spontaneo dei Vattienti. ...continua a leggere "I vattienti di Nocera Terinese 1985-’86"

Nocera Terinese (CZ) conserva antiche tradizioni religiose così radicate, che ancora oggi, nonostante i mutamenti epocali della storia, connotano profondamente l'identità culturale del centro calabrese. Particolare importanza nel ciclo festivo annuale rivestono i riti della Settimana Santa, per l' intensa partecipazione popolare alle cerimonie, all'interno delle quali si inserisce il gruppo spontaneo dei Vattienti. ...continua a leggere "Vattienti di Nocera Terinese 1985-1986"

E' dagli albori della storia che all'acqua sono stati attribuiti fondamentali valori, legati tanto  alla sfera fisica che a quella religiosa, come tutt'oggi ancora avviene. Innumerevoli sono i siti sacri in cui la presenza dell'acqua, dovuta in specie ad interventi miracolosi, riveste un ruolo primario all'interno della persistenza e diffusione del culto. Per la sua scaturigine dai luoghi in cui si è manifestato il soprannaturale si ritiene  debba avere speciali virtù , atte a purificare, risanare e perfino a suggellare rapporti interpersonali, come quelli sanciti attraverso il rito del comparato nell'esempio di Vallepietra durante il pellegrinaggio al santuario della SS. Trinità. Il rito, un tempo assai diffuso con le sue molte varianti nel centro-sud Italia, era compiuto da due persone desiderose di diventare per la vita compari o comari. Ieri come oggi centrale resta il rapporto con l'acqua che in qualche modo benedice e rafforza il vincolo dell'unione amicale. ...continua a leggere "Il rito del comparato extraliturgico Vallepietra 2015"

A Vallepietra (RM) il 19 marzo si festeggia il compatrono San Giuseppe, qui venerato in modo particolare da una nutrita confraternita, istituita nel 1807. Nella abitazione del signore della festa uscente, noto come festarolo, si radunano i membri della confraternita per indossare il loro vestito cerimoniale, costituito da un lungo saio bianco e mozzetta gialla con l'effigie del santo, a cui si aggiunge un bastone fiorito sulla punta. ...continua a leggere "Festa di San Giuseppe Vallepietra 1993"

A Vallepietra (RM) la confraternita di San Giuseppe istituita nel 1807, fu approvata dal vescovo il 16 marzo 1826. Filippo Gori Rosati, agente di Vallepietra a Roma, svolse le pratiche per l'aggregazione alla Primaria di Roma già iniziate dal padre. Il 26 marzo 1831 comunicava l'aggregazione avvenuta in data 19 marzo 1831; le spese relative furono di scudi 10.91, oltre scudi 11.10 per onorario. Il testo è tratto dal libro di F. Caraffa, Vallepietra dalle origini alla fine del secolo XIX, Lateranum , Roma MCMLXIX, pag. 208-209
Le riprese sono in super 8 e sonorizzate con registrazioni effettuate allora. La qualità delle immagini risente di tanti fattori deterioranti, pur tuttavia si è deciso di pubblicare il documento filmico, rappresentando un unicum riferito alla comunità di quegli anni, sotto tanti aspetti.

A Vallepietra (RM) per la festa della Trinità giungono in pellegrinaggio numerosi fedeli provenienti da vaste aree del Lazio e Abruzzo, diretti nel santuario montano situato a 1300 metri sui monti Simbruini. Ancora oggi il percorso, che richiede anche più di tre giorni di cammino tra andata e ritorno, è compiuto largamente a piedi. Al culto trinitario nella seconda metà dell’Ottocento si è aggiunto quello di Sant’Anna. Diverse sono le leggende di fondazione. La più nota narra che un contadino stava arando con due buoi al di sopra dello strapiombo sovrastante la grotta, quando i due animali precipitarono con l’aratro nel vuoto. L’agricoltore corse a vedere e con grande meraviglia trovò i due animali sani e salvi, inginocchiati verso l’immagine divina in atto adorazione. Gli studi storico-antropologici di Di Nola e di F. Caraffa fanno risalire al medioevo, XI – XII secolo, la fondazione del culto, forse ad opera di san Domenico di Cocullo, presente in un affresco della grotta. Anche il dipinto raffigurante l’immagine della Trinità, non canonica per la ripetizione identica delle tre figure, tanto da aver richiesto una particolare dispensa per essere lasciata al culto popolare, è databile al 1200 ed è di impostazione bizantineggiante. La domenica di prima mattina ha inizio il Pianto delle Zitelle, una sacra rappresentazione dei misteri della passione di Gesù Cristo, cantata da ragazze e donne nubili di Vallepietra. Con buona certezza il componimento, datato agli anni attorno al primo Settecento, è stato introdotto nel corso degli anni Sessanta dell’Ottocento e la sua messa in scena è stata affidata alle giovani del luogo, le stesse che da antica tradizione svolgevano durante la festa la funzione di mediatrici tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Di solito a gruppetti andavano a chiedere davanti alla effige trinitaria una grazia, per conto e dietro compeno di chi l'aveva commissionata. Era la cosiddetta richiesta di grazia per procura, diffusa in Italia fino ad un recente passato. L'inserimento delle zitelle dovette svolgere una azione moralizzatrice ed evangelizzatrice sia nei loro confronti che verso i pellegrini. All'arrivo come nel ritorno è usanza secolare gettare sassi alla base della croce, in segno di rispetto e devozione. A valle del santuario, prima di lasciare la zona sacra, i devoti raccolgono piccole pietre, simboleggianti i peccati, che gettano dal ponte nelle acque del torrente Simbrivio, in un ultimo atto di catarsi. Per saperne di più si veda nelle pubblicazioni del mio sito l'articolo

LA TRADIZIONE DELLE ZITELLE O VERGINELLE O SCAPILLATE. IPOTESI SULL’INTRODUZIONE DEL PIANTO DELLE ZITELLE NELLA FESTA DELLA TRINITÀ A VALLEPIETRA. ...continua a leggere "Viva la SS. Trinità -Vallepietra ’90"

La festa del Volto Santo di Manoppello cade la terza domenica di maggio e in questa ricorrenza giungono radunati in compagnie con i loro gonfaloni molti devoti dalle provincie di Chieti e Pescara, richiamati anche dalla potenza taumaturgica della sacra effige, come testimoniano numerosi ex voto per grazia ricevuta.
Qui si conserva una preziosa reliquia dei primi anni del Cinquecento, costituita da un piccolo velo su cui è raffigurato, secondo tradizione,il volto di Cristo. Appare come un tessuto di lino trasparente, ugualmente visibile nei due lati, ma solo da certe angolazioni luminose, per la sua diafana consistenza e per le finissime sfumature presenti nell'ordito. Un'immagine unica, ricca di fascino e di mistero.
La processione domenicale, cui segue il lunedì quella del ritorno al santuario, dal vicino convento francescano muove verso la chiesa di San Nicola di Bari, con una sosta di preghiera sul ponte dei Cappuccini, che attraversa il rivo Capocastello,per invocare coralmente la protezione dalle sciagure e la prosperità per il paese. Al termine si elargiscono due benedizioni rivolte una ad est e l'altra ad ovest, nella direzione del ruscello.
La cerimonia, pur nella sua essenziale brevità, richiama espressamente il rito delle antichissime rogazioni.
Fino ai primi anni Ottanta del secolo scorso, a cui risalgono queste immagini,durante la pausa di preghiera sul ponte i pellegrini usavano andare nell'adiacente fosso del Capocastello per compiere abluzioni con fini terapeutici e riempire bottiglie di acqua che, stante la presenza del Volto Santo,si riteneva assumesse particolari proprietà benefiche e per questo non di rado si riportava agli ammalati. In quei momenti accadeva e gli anziani del paese ancora oggi ricordano che prodigiosamente l'acqua si fermasse di scorrere,anche se solo per un attimo, in modo impercettibile.
Altri invece raccoglievano 33 sassolini tanto piccoli da stare nel pugno di una mano e li bagnavano per usarli durante l'anno contro fulmini e grandine a difesa di campi e abitazioni.

Nella passata civiltà contadina la vita di ogni individuo e dell'intera comunità dipendeva totalmente dai raccolti agricoli, spesso magri, che i servi della gleba con gran fatica riuscivano a immagazzinare nel corso dell'anno. Già alla fine dell'inverno si cominciava a dare una prima stima dei futuri raccolti, osservando lo stato dei teneri germogli, verso cui i contadini rivolgevano tutte le attenzioni, per farli giungere copiosi a maturazione. Il ciclo agricolo primaverile costituiva una fase cruciale per l'approvvigionamento alimentare, tanto delicato quanto vitale per evitare lo spettro della fame e delle conseguenti malattie dovute a denutrizione. Nonostante tutti gli sforzi e le continue accortezze per assicurarsi una sufficiente raccolta di prodotti ceralicoli, come di tanti altri, sulle verdi campagne incombeva sempre il pericolo di una calamità naturale, che poteva abbattersi improvvisa, arrecando terribili disastri. Si era in balia degli eventi atmosferici, come grandinate, temporali, tempeste, siccità. Poco o nulla si poteva fare per scongiurare simili flagelli, se non affidarsi   a forze soprannaturali, a complesse cerimonie religiose, a riti magici, tutt'oggi ancora in uso in diverse aree rurali d'Italia, sebbene in modo margimale. Più abitualmente si invoca un potente santo deputato a proteggere gli uomini e i loro beni dalle calamità naturali, ma non è neppure infrequente il ricorso  a oggetti o elementi  che inseriti in  rituali religiosi, acquisiscono, per così dire, forze ed entità sacrali, in grado di  vincere la furia rovinosa di fenomeni atmosferici ed altri mali. Rituali canonici, come ad esempio le rogazioni o l'uso di suonare le campane per attenuare la violenza dei temporali, convivono con pratiche di natura magica, fortemente sincretiche, che ci sono giunte da un remoto passato. ...continua a leggere "Contro tempeste, grandinate, calamità e malanni"

Ogni tanto un buontempone  grida :" I marziani,ho visto i marziani "e i terrestri impauriti come non mai scrutano il cielo,fuggono o si precipitano sui monitor per seguire i servizi speciali con tanto di testimonianze oculari, fino a che si torna in breve alla vita di sempre. Memorabile il racconto radiofonico di Orson Welles del 1938. Uno  sventurato invece, uscito da una dolorosa esperienza , si sente di lanciare un ben più concreto avvertimento: " Attenti ai tarli, fate attenzione agli acari dei tarli del legno dentro e fuori casa" e viene preso quasi in giro, anche con battutine per riderci sopra.  ...continua a leggere "L’acaro del tarlo del legno. Un killer sconosciuto"