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La festa della SS. Trinità a Vallepietra 1978-’82

Ogni anno, soprattutto durante la festa della Trinità, migliaia di fedeli si recano nel santuario montano di Vallepietra (RM), spinti da profonde motivazioni spesso riconducibili ad un bisogno di aiuto e conforto, ma anche dal richiamo della secolare tradizione, fortemente aggregante. Ancora oggi i pellegrini percorrono a piedi strade asfaltate e impervi sentieri di montagna per trovarsi a tu per tu con la Trinità ed esprimere al suo cospetto gratitudine per uno scampato pericolo, una richiesta di guarigione o semplicemente una preghiera. Laddove tutto è possibile, si mostra e perfino si urla il proprio dolore, affinché la potenza sia compassionevole e conceda la grazia. E’ un incontro tanto atteso, carico di forti tensioni interiori , che può generare incontrollate reazioni emotive. Al culto trinitario nella seconda metà dell’Ottocento si è aggiunto quello per Sant’Anna. Diverse sono le leggende di fondazione. La più nota narra che un contadino stava arando con due buoi al di sopra dello strapiombo sovrastante la grotta, quando i due animali precipitarono con l’aratro nel vuoto. L’agricoltore corse a vedere e con grande meraviglia trovò i due animali sani e salvi, inginocchiati verso l’immagine divina in atto adorazione. Gli studi storico-antropologici di Di Nola e di F. Caraffa fanno risalire al medioevo, XI – XII secolo, la fondazione del culto, forse ad opera di san Domenico di Cocullo, presente in un affresco della grotta. Anche il dipinto raffigurante l’immagine della Trinità, non canonica per la ripetizione identica delle tre figure, tanto da aver richiesto una particolare dispensa per essere lasciata al culto popolare, è databile al 1200 ed è di impostazione bizantineggiante. Altri ipotizzano che la sua origine sia dovuta ad un’azione di monaci basiliani venuti dall’oriente o che risalga ad un’età precristiana, le cui tracce sarebbero ancora riscontrabili nell’attuale contesto religioso. Dopo il giorno di permanenza alle prime luci dell’alba, i fedeli si raggruppano attorno ai labari per far ritorno. Con lo sguardo rivolto alla Trinità indietreggiano e cantano meste parole di addio. Le voci si intrecciano, si mescolano, si dilatano, tutto lo spazio risuona dell’anima corale dei pellegrini. La domenica di prima mattina ha inizio il Pianto delle Zitelle, una sacra rappresentazione della passione di Gesù Cristo cantata da ragazze e donne nubili di Vallepietra. Con buona certezza il componimento, datato al primo Settecento, è stato qui introdotto negli anni 60 dell’Ottocento e la drammatizzazione è stata affidata alle giovani del luogo, le stesse che da antica tradizione svolgevano durante la festa la funzione di mediatrici tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Di solito a gruppetti andavano a chiedere davanti alla effige trinitaria una grazia, per conto e dietro compenso di chi l’aveva commissionata. Era la cosiddetta richiesta di grazia per procura, diffusa in italia fino ad un recente passato.  All'arrivo come nel ritorno è usanza antica gettare sassi attorno ad una croce, in segno di rispetto e adorazione. A valle del santuario, prima di lasciare la zona sacra, i devoti raccolgono piccole pietre, simboleggianti i peccati, che gettano dal ponte nelle acque del torrente Simbrivio. Per approfondimenti si veda nelle pubblicazioni del mio sito l'articolo

LA TRADIZIONE DELLE ZITELLE O VERGINELLE O SCAPILLATE. IPOTESI SULL’INTRODUZIONE DEL PIANTO DELLE ZITELLE NELLA FESTA DELLA TRINITÀ A VALLEPIETRA.